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Ma che cosa abbiamo insegnato a nostra figlia?
Ad essere una serva da grande, a sottostare all’uomo.
Ma perché continuiamo a fare questo a noi donne?
Perché ci trattiamo così male?
Perché non pensiamo che siamo uguali agli uomini e che possiamo fare un bellissimo lavoro insieme a loro e non contro di loro.
Perché non ci poniamo queste domande ma invece odiamo gli uomini che ci trattano così?
Perché odiamo tanto gli uomini che sono il frutto di ciò che noi stiamo dando a loro.
Perché non insegniamo a loro che insieme possiamo essere una forza?
Una grandissima forza!
Un uomo e una donna uniti in modo consapevole sono una grandissima forza, sono armonia, sono amore, sono un tutt’uno.
Ma che cosa stiamo facendo noi donne per cambiare il mondo?
Niente!
Crediamo di avere raggiunto dei traguardi, crediamo di essere emancipate ma siamo sicure di esserlo?
Ancora oggi subiamo ogni tipo di violenza sia psicologica che fisica, di discriminazione, di sopruso.
E allora?
Cosa abbiamo ottenuto?
La pillola? L’aborto? Le pari opportunità? E poi…?
Ma siamo proprio sicure o ci stiamo illudendo?
Credete che questo basti per cambiare il mondo?
Io non posso parlare in nome di tutte le donne ma posso solo parlare di me.
Io donna, io madre ho insegnato a mio figlio l’odio, il rancore, il dolore, la sofferenza, la solitudine, l’abbandono ed altro. Certo ho insegnato anche buoni valori come l’amore, l’affetto, la fiducia ma a che prezzo!
Ora vi racconto la mia storia perché posso raccontare solo ciò che io ho vissuto, solo ciò che io ho fatto e voi potete fare altrettanto: raccontare solo la vostra storia e non quella di un’altra donna ma solo la vostra storia perché quella vi appartiene perché quella l’avete vissuta e creata voi.
Quando ho scoperto di essere incinta ero felice, gioivo dalla felicità e tutto il mondo mi sembrava meraviglioso perché dentro di me stava crescendo una nuova vita frutto di un grande amore, frutto dell’amore tra un uomo e una donna. Mi sembrava di aver messo le ali ai piedi e il mondo mi sembrava stupendo perché presto avrebbe visto il sole, avrebbe visto il volto della sua mamma e del suo papà. Avrebbe sentito l’amore che noi due avevamo da dare a lui o a lei e questo mi colmava di gioia, di felicità perché avevo un essere da amare, da proteggere, da cullare, da crescere. Premetto che personalmente non avrei potuto avere figli, non sarebbe stato facile avere un figlio dato l’utero retroverso ma dal momento che questo figlio era stato concepito con un atto di Vero Amore e non per un
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- continua . . .
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